La Crisi Climatico-Sociale e le nostre abitudini

Ah, l'Italia! È il paese che mi ha accolto e che sto imparando ad amare. Il cambiamento non è stato facile: lingua nuova, qualche pregiudizio, tanta insicurezza dalla mia parte e così via. Qui, ho deciso di mettermi in cammino, con tutte le mie forze. E tramite i cammini mi trovo sempre di più. 



Questa volta, mi sono messo in cammino per sostenere quella che ritengo sia la causa più importante di quest'epoca: un cambiamento di attitudini per evitare il disastro climatico in cui ci siamo messi. La #runningforfuture oggi arriva a Milano e io porto come bagaglio un insieme di evidenze raccolte tra tanti staffettisti di che il clima è già impazzito e che questo ci tocca a tutti. Dagli squilibri ambientali delle scimi intorno ad Aulla, i tafani nella regione di Radicofani, la tempesta violentissima che ha colpito la regione dei Colli Senesi e Fiorentini domenica scorsa, la neve che non cade più nell'Amiata ormai da 2 anni, l'acqua che non esce più nella Fontana Tempesta nel parco dei Castelli Romani, ecc, ecc, ecc. Mi sento pesante, nonostante i chili di grasso persi.



Ho un mal di testa che non smette. Porto con me un orologio che conta alla rovescia e me dice che, oggi, mancano 7 anni per azzerare le emissioni di Gas a Effetto Serra, altrimenti, rischiamo che il clima diventi più pazzo di quello che già lo è, con conseguenze gravi, soprattutto, ai più poveri (la maggioranza in questo mondo). 


Ho un mal di testa che mi uccide. Porto con me una enciclica che mi dice che se non risolviamo la crisi sociale, portando il mondo a una più equa distribuzione delle ricchezze, rischiamo delle guerre, sempre più migrazioni forzate, e una crisi ambientale sempre più profonda. Come possiamo parlare di emissioni nette zero a uno che non ha né l'acqua potabile, né un pane da mangiare? Come possiamo dare la colpa ai migranti per essere arrivati nel nostro paese, disperati, in ricerca di una vita migliore (nella maggioranza dei casi questo significa una vita senza guerre, acqua potabile e un po' di pane al giorno)? Come possiamo continuare ad essere così ipocriti?



Ho un mal di testa, penso che scoppierò. Come mai continuiamo a sostenere che il PIL globale cresca indefinitamente in modo di provvedere il "benessere" a tutti, quando le risorse di questo pianeta sono finite? Perché non pensiamo in distribuire meglio le ricchezze? Perché non fare con che i paesi ricchi, che hanno sfruttato le sue colonie (e fino ad oggi lo fanno) e hanno lasciato una scia di problemi sociali e ambientali, ora possano sostenere lo sviluppo (non parlo in chiavi economiche soltanto) di queste colonie, per esempio, tramite la contribuzione verso il Fondo Verde Climatico creato dall'ONU? Perché gli Stati Uniti hanno smesso di contribuire a questo fondo? Perché non sostituire il PIL per indicatori come il GPI (genuine progress indicator) oppure l'ISEW (index of sustainable economic welfare) in modo da guidare le politiche pubbliche verso il vero benessere e la giustizia climatica?




Ho un'agonia profonda, penso che il mal di testa si è trasformato. L'altro giorno qualcuno mi ha detto che ha acquistato una macchina ibrida come un modo di fare la sua parte per affrontare i cambiamenti climatici. Fino a quando continueremo a ragionare tramite l'acquisto di beni materiali per raggiungere i nostri obiettivi? Fino a quando lasceremo la pubblicità guidare le nostre decisioni? Fino a quando continueremo a parlare, parlare, parlare, senza ascoltare attivamente e veramente (cioè senza interpretare quello che dicono) i nostri fratelli e sorelle? Perché non ridurre i nostri consumi, i nostri bisogni? perché dobbiamo pensare sempre in acquistare qualcosa o creare qualcosa per risolvere i nostri problemi? 




Ancora resta tempo, ma le decisioni devono essere prese oggi. Come dice Greta, basta Bla Bla Bla. E questo non riguarda soltanto i politici.


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